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il problema delle architetture di pensiero, con i conseguenti derivati comportamentali, è avvicinabile al problema delle nostre periferie urbane. Ognuno di noi sa riconoscere, spontaneamente, il senso del bello che vi è in uno stile architettonico e lo può paragonare ad altri stili. Appare evidente quindi come la nuvola di Fuksas, l’Auditorium di Renzo Piano, la stazione AV Napoli Afragola di Zaha Hadid e molte altre ancora sono opere di una certa complessità e bellezza che suscitano ben altre sensazioni rispetto al grigiore dei palazzoni di periferia.
A livello intrapsichico vige la stessa differenza, con un elemento aggiuntivo che non possiamo evitare di considerare. Ovvero che il sintomo che una persona produce, come output della sua gestione interna, è il massimo che in quel momento egli riesce a fare.
Allora intraprendere un percorso di terapia è un ottimo modo per migliorare la qualità delle proprie architetture intrapsichiche, ed in definitiva migliorare la propria qualità di vita. Aumentare la qualità della nostra impalcatura psichica permette di migliorare le nostre produzioni espressive, ed è proprio questa la chiave di volta che ci permette di attraversare la depressione per approdare all’interesse alla vita.
La nostra esistenza è come un grande wok, che si riempie di ingredienti man mano che aumentano le nostre esperienze. Sta a noi inserire il giusto condimento se gli ingredienti sono troppo salati, troppo insipidi, troppo dolci. Per questo motivo la terapia è utile a tutti ed è una prassi salutare che va praticata come qualsiasi altra attività benefica.
Per regalarci architetture migliori.