Sacco Vuoto Sacco Pieno

Mia figlia ed i suoi compagni di classe vanno pazzi per questo “squid game” – seguendo il topic trend del momento – o per meglio dire per questo gioco finito che è stato proposto loro dalla maestra.

Photo by Artem Kniaz on Unsplash

Sacco pieno sacco vuoto si ricollega al tema del divertimento e ad uno più fondante della psicoterapia. Mia figlia ci gioca assieme ai compagni nei pochi minuti precedenti l’ingresso in classe, quando molti compagni sono assieme a lei in attesa dell’arrivo della maestra.

Nella nostra vita invece sacco pieno sacco vuoto sembra trovare poco spazio, nella – a volte – pesantezza delle nostre esistenze. In realtà, come ho avuto modo di apprezzare leggendo un bellissimo libro di un maestro dell’antipsichiatria – Thomas Szasz, psicanalista ungherese – la dimensione finale delle nostre vite può essere solo una.

Quella che lui chiama essere studenti del vivere.

Ed è qui che interviene il mio lavoro di tutti i giorni. Essere un accompagnatore di chi sente il bisogno di condividere le sue esperienze perché quando si diventa “grandi” non ci sono più i tuoi compagni di classe che ti aspettano fuori da scuola per il sacco vuoto sacco pieno.

La terapia che propongo ai miei pazienti è spesso vicina a quella dimensione individuata da Szasz, e che si basa sulla mai doma volontà di chiarire problemi e doveri della vita. Non c’è posto per mascherarli, questi problemi.

siamo tutti studenti alla scuola della vita, in cui nessuno di noi può permettersi scoraggiamento e disperazione“.

Non poteva permetterselo Tomas Istvan Szasz, nato nel 1920 a Budapest e sfuggito alle persecuzioni razziali emigrando in America.

Non possiamo permettercelo noi, perché nonostante tutto abbiamo sempre la possibilità di amare la nostra vita.

Non se lo permettono i nostri bambini perché – e questo è un fenomeno bellissimo a cui sovente non pensiamo – quando perdono al sacco pieno sacco vuoto non c’è scoraggiamento, non c’è disperazione, non si danno per vinti. Fanno una cosa semplicissima. (La scuola di Palo Alto ce lo ha da sempre insegnato: problemi complessi non richiedono soluzioni complesse). Ricominciano un’altra manche.

Ed è proprio così che imparano a passare da un gioco finito – sacco vuoto sacco pieno – ad un gioco infinito – la vita.

…molti non riescono a tollerare il ripetersi delle delusioni. In preda alla disperazione di nient’altro hanno voglia che della sicurezza della stabilità, anche se si può ottenerla solo al prezzo dell’asservimento personale. L’alternativa è raccogliere la sfida dell’incessante bisogno di apprendere e ancora apprendere“.

Grazie Maestro.

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